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Il Nuovo Messaggero

Anno II n. 26, Mercoledì 23 Giugno 1989

Sospesa “Tra l’erba e le stelle” la poesia di Fulvio Di Lieto

Fulvio Di Lieto, nato a Minori, nell’Amalfitano, è un poeta prolifico: in meno di tre anni ha pubblicato ben tre raccolte di versi, “L’arpa eolia”, edizioni L’Archetipo, 1989 (ma le poesie sono precedenti), “Soltanto cuore”, edizioni Edel, 1987, e “La musica dentro”, edizioni Centro Letterario del Lazio, 1988; inoltre, accompagna volentieri con le sue liriche i cataloghi editi per le personali della moglie, Marina Sagramora, una pittrice che si caratterizza per la sua profonda spiritualità, la quale, in questo periodo, approfondisce soprattutto le drammatiche vicende del Faust goethiano.

Se la malattia che si riconosce preminente all’arte del nostro tempo è quella di essere avulsa dal tessuto culturale, ciò non si può proprio dire della pittura di Marina Sagra-mora, e per il suo costante rapporto ai moti dell’animo, e per il suo sodalizio ininterrot-to con il poeta Fulvio Di Lieto. II quale, nella poesia “Cercasi” (da “La musica dentro”), simpaticamente polemizzando con chi (nelle offerte di lavoro, sui quotidiani) cerca
“tecnici, venditori, segretarie
manager, ispettori, fresatori,
direttori, contabili, gestori,
con elevato standing personale”
annota che
“Nessuno cerca un vate od un poeta,
in tanti annunci ben confezionati,
esperto in fioriture di parole,
moti di cuore, cambi di stagioni,
musica delle sfere, madrigali.
Uno che sappia analizzare i tempi
aiutando il suo prossimo a contare
le ore liete, quelle da salvare
nel complesso programma della vita,
impiegando il software sentimentale
invece dell’hardware relazionale,
e al posto delle cifre metta rime.
Ma sul mercato manca la domanda,
non richiede nessuno un tale esperto.
E chi lo cerca, vuole pensionarlo”.
Ed è un male, un male della società moderna, che non apprezza la poesia, o non l’apprezza quanto sarebbe logico.

Abbiamo già individuato una delle tematiche di Fulvio Di Lieto: la polemica di carattere sociale, ora condotta in tono bonario, con sottile ironia, ora con accenti aggressivi, da scrittore che non nasconde il suo disappunto, anzi il suo giudizio pesantemente negativo su alcuni (molti) aspetti della vita politica e sulla quotidianità dei tempi nostri.

Un altro degli aspetti della poesia di Fulvio Di Lieto è quello che si richiama al paesaggio come ispiratore, un paesaggio che in sé comprende il presente ed il passato, la cronaca e la storia, come in “Paestum”:
“Il tuo segno non si confonde:
apre il cielo
dove migrano i corvi
dal sonno della terra,
dagli archi gravi;
compone le pietre divise,
mi nutre di morte viva.
L’erba che trema incerta,
nei fossi,
al fiato di rettili verdi,
è tuo segno:
a ripetere la primavera
schiude le rose due volte
sulla terra segnata
da ombre a meridiana.
La morte vera è la nostra:
per noi esiste il tempo breve
di pietre innalzate
e l’orgoglio.
Ma il tuo segno non si confonde:
è la terra, l’erba, la luce;
la morte tua viva
che dura”.

Dei rapporti tra poesia ed arte, a proposito della pittrice Marina Sagramora, già abbiam fatto cenno. Leggiamo ora i versi dedicati all’artista Lisa Krugell, dal titolo “Prisma vivo”:
“Ora il tempo
del sole improvviso
e chiaro,
contorto della pietra
d’arenaria:
disegna trame
sul pavimento dello studio.
Il balcone aperto
è una chiusa sollevata
che lascia irrompere
cielo e mare.
Un tono di colore
più vivo
ti ispira,
lo riprendi sulla tela
perché memoria
e cuore
non lo smarriscano”.

Non sono certo occasionali i contatti del poeta Fulvio Di Lieto con l’arte, pittura, scultura, grafica: non di rado per pittori e poeti l’ispirazione ha una sorgente comune. Ma non è poeta chi non percepisca, e traduca in ritmi, gli affetti. Ed è certamente nella poesia “Alla madre” che Fulvio Di Lieto raggiunge l’apice dell’arte poetica, e sotto l’aspetto formale e sotto l’aspetto della profondità dei sentimenti:
“Le fresie hanno precoce fioritura
sopra il balcone dove siedi assorta,
il mare calmo alita fragranze
e l’aria ti stordisce con odori
destati alla memoria da ricordi
di stagioni del vino e delle rose.
Avevi chiome d’ebano, rammenti,
di pesco colorava giovinezza
le tue gote e la bocce di corallo,
tessevi canti, avida d’amore,
e il sorriso negli occhi rifletteva
i vibranti asterismi delle stelle.
Ora tu vivi consumando brani
di tempo sonnolento, sospirando,
e scruti il mare in cerca di una vela
sognando che riporti giorni lieti,
le spente voci, le carezze avare,
luce corvina nei capelli alteri”.

“L’arpa eolia” segue il rinnovarsi delle stagioni ed è suddivisa in quattro parti, Primavera, Estate, Autunno, Inverno, analogicamente alla prima parte di “Soltanto cuore”, dedicata ai dodici mesi dell’anno.

Scegliamo, nelle pagine dedicate all’Autunno, a conclusione di questo nostro breve excursus, la poesia “Sogni leggeri”, che inizia così:
“Un canto,
nato improvviso
tra le ginestre e i mirti,
narra l’ultimo sole
d’ottobre,
le ultime foglie
e le rose
smarrite
nell’ombra degli ulivi”.
E termina:
“Il cielo e la terra
sembrano cercarsi,
e noi
travolti
da spazio e luce
ritroviamo regni
dove l’erba e le stelle
intrecciano costellazioni”.

Ecco il significato profondo della poesia di Fulvio Di Lieto: un raccordo reale, effettivo tra terra e cielo, tra i giardini erbosi e le costellazioni stellari, ricordando sempre che l’uomo è fatto di spirito e di carne, di poesia e di fango. E la poesia non sarebbe tale se non sfiorasse il fango ogni giorno, ogni sera.

Aldo Spinardi