Passo passo verso il Polo

Diario di Armaduk, cane da slitta

Passo passo verso il Polo

Ed. Arianna, Roma – 1983

Premessa
Glossario husky
Primo giorno
Terzo giorno
Quarto giorno
Quinto giorno
Sesto, settimo, ottavo e nono giorno
Decimo giorno
Undicesimo giorno
Dodicesimo giorno
Quindicesimo giorno
Ventunesimo giorno
Ventiduesimo giorno
Ventitreesimo giorno
Ventiquattresimo giorno
Data imprecisata
Data imprecisata
Ritorno a Baia Pelata
Fern Lände (paesi lontani)
Vita da ömy
Vita da cani
Il Mak Wizart
Fiöcky e Finöcky
Böleke con trucko
La fuga
Epilogo

PREMESSA

Di tutte le imprese dell’uomo, sin da quando fu avvertita la necessità di annotare gli avvenimenti e quindi di creare la cosiddetta storia, si hanno cronache: di viaggi, scoperte, avventure, scalate, discese in grotta. Gli esploratori, i navigatori, gli scalatori, in breve i protagonisti di quelle imprese (Marco Polo insegna) ci tenevano a dare un ragguaglio delle loro gesta e se non ci pensavano i protagonisti ci pensavano i cronisti, gli scrittori e gli agiografi.

Non abbiamo finora (almeno fino a prova contraria) mai avuto un diario scritto o tramandato o raccontato da un animale. Eppure i cavalli che presero parte alle battaglie, le balene che vennero cacciate, i cani che accompagnarono gli esploratori, le tigri che sbranarono i cacciatori, tutti questi protagonisti dell’altra sponda, non sentirono mai il bisogno di far conoscere la loro versione dei fatti, di farci sentire il pathos dei loro sentimenti, i loro pareri e le loro opinioni.

Per colmare questa grave lacuna, oggi che viviamo in un’epoca di revisioni e accesso, di somma partecipazione di tutti alla vita e alla storia, l’autore ha scritto il diario di un cane da slitta, compagno silenzioso e umile di un grande esploratore polare, che ha voluto raggiungere il Polo Nord a piedi, trainando una slitta. Al cane non era stato chiesto se ne valeva la pena e se se la sentiva di accompagnare l’uomo in quest’impresa, che per molti aspetti non è umana ma da cani. Eppure il cane è andato con l’uomo, lo ha aiutato, protetto e consolato, come fanno da secoli gli animali, finendo con l’essere proprio loro i veri protagonisti della storia. Sarebbe infatti interessante conoscere le storie di altri animali che appartennero a personaggi umani famosi: il cavallo di Alessandro il Macedone o del Generale Custer, il cane di Scott o il gatto di Cleopatra. Avrebbero senza dubbio cose interessantissime da raccontare, magari risvolti della storia inediti e forse sconvolgenti. Ma purtroppo quegli animali non scrissero o narrarono nulla delle loro vicissitudini accanto a esseri così importanti. Peccato! Ne avremmo imparato delle belle e avremmo rivalutato, in meglio o in peggio, tanti personaggi che si sono distinti nella storia dell’uomo. Intanto, basta creare un precedente.

Questa storia di un husk, cane da slitta polare, è solo l’inizio di questa pacifica rivoluzione storica e culturale. Con l’augurio che altre ne vengano, a tutto vantaggio di questi nostri compagni di viaggio, spesso maltrattati, spesso non considerati, ma sempre dimenticati e mal ripagati.

VENTITREESIMO GIORNO

Non è un landquak1, eppure l’iglu viene scosso da böty colossali. Stato di emergenza e corsa fuori a controllare. Me lo immaginavo. Se ieri sera i fiöny2 si rendevano preziosi e rifiutavano di farsi ammirare, stamattina ce ne sono troppi. E non sono decisi a dividere il loro spazio e la loro privatik3 con altri kinky,4. per non parlare poi di un Om notik5, dentro un rot sack, che viene ad impicciarsi dei loro pomiky6.

L’Om, vista la mala parata, si precipita alla cassetta parlante e comincia a strillare come un pelikan7 arrabbiato. Ma la cassetta non emette alcun suono. Probabilmente, quelli di Baia Pelata hanno avuto ieri una swing8 nak9, oppure qualcosa non funziona. Capita con queste distanze, col magnetismo e col wint10.

I fiöny saltano in aria, si tuffano, soffiano, scivolano nel plock pieno di frisk e sotto i loro urti il pak trema, si solleva e nei punti deboli, si frantuma.

È uno spettacolo impressionante e stritzend11. Ma l’Om sembra non avere paura di nulla. Salta da un angolo all’altro del pak. Fotografa, misura, registra i suoni dei fiöny. È allegro come un esquimese ubriaco. Ma qualcosa dentro di me è in allarme. So che un’eccessiva allegria dell’Om prelude a grossi pasticky per noi.

La scenetta va avanti per un paio d’ore. Poi, come prevedevo e temevo, i fiöny si stufano della presenza importuna e decidono che è ora di farla finita col rot fantock che salta da un punto all’altro del pak disturbando la loro intimità e le loro effusioni. Allora passano al contrattacco. Da coppie sparse che erano, si raggruppano in una schiera compatta e aggressiva. Cominciano a spingere il pak. Un fenomeno mai visto. Quest’Om è veramente uno skalonket12. Dove arriva lui accadono cose straordinarie, nel bene e nel male. Finora però il male ha avuto senza dubbio la meglio.

Il pak si muove, lentamente, ma si muove. Dove intendono portarci i mak fisky13? E quale sarà il nostro destino?

Piano piano, col passar delle ore, ci rassegniamo. Del resto, anche se volessimo reagire, cosa potremmo fare contro un grop così bik di fiöny verkinkynet14? Nulla, assolutamente nulla.
La nak scende su di noi che viaggiamo gratis spinti dai fiöny. Ma quale damm viaggio è mai questo! L’Om accende il suo puff15 e fa i soliti segni col mik stick16 sul mik blatt17.

Prima della mezzanotte del 23° giorno, i fiöny raggiungono i limiti del loro Land e ci lasciano in pace. Il pak si ferma. Dove ci troviamo? Siamo stati spinti per molte miglia in una direzione per noi sconosciuta. È troppo buio per controllare. Meglio aspettare il mik tak18. Ma non riesco a dormire. E neppure l’Om. Il suo puff manda smok verso il kash19. Che sia questo il modo di pregare il suo Gott? Chissà.

VENTIQUATTRESIMO GIORNO

Presso gli esquimesi, il numero 23 è molto fortunato. Si vede però che non lo è per Omy di altre razze. Peggior skalonk non ci poteva capitare. La nak è trascorsa molto quat e il mik tak comincia a filtrare attraverso il crick20 del nostro iglu, quando abbiamo avvertito un grosso bot, seguito da un violento spintone e il pak sotto di noi ha cominciato a tremare e muoversi. Cosa sta mai succedendo? L’Om è stato snell a correre fuori e io insieme a lui. La visibilità è ancora mosh21 ma nella poca luce del tak che sta iniziando, uno spettacolo tremendo si presenta alla nostra vista. Il pak si è frantumato in mille stücky22 e noi ci troviamo sopra uno di quei mille pezzetti di frisk galleggianti e andiamo con quella terribile corrente marina che le popolazioni artiche chiamano Mok Strom23. È veramente la peggior cosa che ci poteva capitare. Uno strock, un blitz, un impick24 non sono nulla in confronto al Mok Strom. Chi ci capita è perduto. Evidentemente le nostre preghiere non sono ascoltate dai Götty che stanno nel kash. Forse l’Om e io non ce lo meritiamo e forse non dovevamo sfidare il lak25 fino a questo punto.

Andiamo alla deriva nella grande e inarrestabile corrente del Mok Strom. Nelle prime ore della mattinata, il vento del Nord ci ha spinti al Sud, poi, verso mezzogiorno, il vento del Sud ci ha spinti a Ovest; infine, verso il tramonto il vento dell’Ovest ci ha spinti di nuovo verso il Nord. Da qui, la corrente ha cominciato a spingerci verso Est. Allora ho capito che il Mok Strom ci fa andare in senso rotatorio e che non ci potremo mai piú fermare. È la famigerata “giostra dei frisk balocky”, cosí detta perché dopo qualche giorno di quell’andare in tondo nelle gelide acque polari, sotto le staffilate del blizzard, senza aiuto né cibo, gli ömy e i kinky si trasformano in rigidi frisk balocky26. Chi ha potuto assistere a un simile spettacolo non lo dimenticherà per tutta la sua vita. A me è purtroppo capitato un paio di anni fa e non posso cancellare dalla mia memoria quelle figure rapprese nella stifkete27 della morte per ghiacciatura. Finiremo anche noi come quei disgraziati?

È vero che l’Om si abitua molto presto a tutto, anche all’idea di finire come un frisk leklek28. Dopo qualche ora di giostra, ci siamo già rassegnati al nostro bislak29 e ci occupiamo delle nostre normali attività. L’Om parla alla cassetta, raccoglie campioni di frisk, apre scatolette di vitamine in polvere e io cerco di acchiappare al volo qualche distratto stock fisk di passaggio. Come dice un adagio lappone “tik tè slorp, tik tè korp”30.

Nella nottata il vento si è calmato, e poiché lo Strom ci ha portati a Sud, riusciamo a vedere la lon nel kash che brilla alta e bella. Il mak plock è tranquillo anche se la corrente ci porta con sé a spasso e non intende lasciarci loos31.

Ho pregato anche stasera, nonostante tutto. Non si sa mai. E poi, non bisogna pregare solo per chiedere e per avere. Spesso il Gott ci mette alla prova per vedere come ce la caviamo con il Mok Strom che non sempre è quello del Polo, ma può essere un Mok Strom qualunque, sotto qualunque kash del mondo. A volte è una giostra diversa, dove non c’entra nulla il frisk e il wint del Nord. Allora il Gott vuol proprio vedere come ce la caviamo con la corrente contraria. Perché se Lui vuole, può fermare anche lo Strom piú terribile, e magari farlo scorrere in nostro favore per portarci dove noi desideriamo. Chi può dirlo. Il vecchio Mak Pelik32, l’husk che mi ha insegnato praticamente tutto quello che so (tra l’altro qualche husk diceva che fosse mio padre, ma chi può dirlo trattandosi di un husk?), mi raccomandava di pregare il nostro Gott tutte le sere. «Serve sempr », ricordo che diceva con la sua voce roca e grave, ma che sentivo sempre affettuosa anche quando cercava di essere severa.

Allora, ricordandomi dei consigli di Mak Pelik, forse mio padre, anche questa sera mi sono messo a pregare disteso sul fondo dell’iglu, sul pak che va con la corrente, come vuole il lak33. L’Om e io siamo nei fet di Gott e spero che quei fet ci tirino fuori da questo pastick.

1 Terremoto.
2 Balene.
3 Privacy, intimità. Di probabile origine russa.
4 Animali.
5 Curioso.
6 approcci amorosi, effusioni, carezze, strofinii. Di etimologia incerta. Sarebbe troppo azzardare un riferimento al vocabolario romanesco “ pomiciare”: nulla ci autorizza a una simile congettura.
7 Pellicano. Uccello particolarmente irascibile a causa della pappagorgia che gli crea una problematica seria.
8 Allegra
9 Notte.
10 Vento.
11 spaventoso, terrificante.
12 Da skalonk, sfortuna. Sfortunato.
13 I grossi pesci.
14 Composto da ver e kinky: imbestialiti.
15 Pipa, al p1urale piiffe.
16 Penna.
17 Taccuino.
18 L’alba.
19 Cielo. Bella l’immagine dell’Om che fuma la sua pipa mentre l’angoscia serra il suo cuore e l’immaginazione del cane che vede in questo atteggiamento un modo di rivolgersi a Dio, non sapendo come normalmente l’esploratore preghi.
20 Fessura, spiraglio.
21 Fioca, debole, scarsa.
22 Pezzetti, particelle.
23 Lett. corrente beffarda, che prende in giro. Si tratta di un temibile fenomeno di correnti artiche originate probabilmente dalla rotazione della terra, che verso la sua estremità superiore diventa piú forte, con venti fortissimi e rotanti. Le saghe nordiche sono piene di avventure anche tragiche capitate a marinai e navigatori i catturati dalla perfida corrente che beffa.
24 Un colpo apoplettico, un fulmine, una disgrazia irreparabile, dice il buon Armaduk non possono superare in cattiveria il Mok Strom.
25 Destino, sorte.
26 Pupazzi di ghiaccio, manichini gelati.
27 Rigidità, fissità.
28 Lett. ghiaccio da leccare, probabilmente una specie di ghiaccio zucche­rato consumato dai bambini delle tribù lapponi o esquimesi.
29 Negativo di lak, fortuna. Dunque, avversità, cattiva sorte.
30 Curioso adagio lappone inteso e interpretato alla maniera canina. Finché c’è cibo c’è il corpo, finché mangi sei vivo, una verità lapalissiana che il lettore saggio non potrà contestare. Perché è pur vero che il nostro detto “finché c’è vita c’è speranza” calza nelle situazioni disperate, ma presuppone l’esistenza della vita perché la speranza venga tenuta desta. E cosa, se non il cibo, garantisce l’esistenza della vita? Quindi, il detto lappone o canino che sia, aderisce con la sua crudezza alla realtà della vita in misura maggiore del nostro proverbio.
31 Liberi.
32 letteralmente Grande Pelliccia, l’husk che ha insegnato a Armaduk le conoscenze della vita sul pak. Armaduk sospetta che sia suo padre, ma si mette al sicuro dicendo che, trattandosi di un husk, la paternità non è mai certa. Anche se quella voce che tenta di essere severa con lui non riesce a dissimulare la dolcezza che è propria della voce paterna anche nella severità.
33 Destino.