Recensioni – L’Arca, il diluvio, la colomba e il sole

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Gli intrighi coinvolgenti de “L’Arca, il diluvio, la colomba e il sole” di Fulvio Di Lieto

Pubblicato il 11 maggio 2013 da Luca Negri

È cosa bella che esista uno scrittore, un artista, un uomo come Fulvio Di Lieto. Non lo vedrete mai accomodato nel salotto di Fazio o nelle classifiche dei libri più venduti, non c’è spazio per i volumi da lui firmati sugli scaffali “novità” della Feltrinelli. E meno male. Di Lieto scrive per tutti, ma forse non tutti meritano i suoi libri. Vanno cercati, quando chiamano, quando si è pronti.

Di Lieto è il direttore del periodico ad ispirazione antroposofica “L’Archetipo”, scrive e pubblica per piccole case editrici, da più di quarant’anni, raccolte poetiche e romanzi. Questi ultimi comunicano contenuti spirituali, iniziatici, per mezzo di trame e situazioni che oscillano fra il fantascientifico e il fantasy. Quel tipo di fantasy in cui una realtà altra fa capolino e poi invade il nostro quotidiano, le nostre vite ormai assopite nelle lusinghe e negli inganni del materialismo più ottuso.

La sua ultima fatica è intitolata L’Arca, il diluvio, la colomba e il sole (Edizioni Phasar) ed è uno dei romanzi più belli, veri, utili da noi letti negli ultimi anni. Prima di tutto, è scritto in un italiano splendido, quello delle generazioni per cui la cultura umanistica patria era ancora una realtà vivente e non ridotta a nozionismo e mera forma. E scusate se è poco. Ma Di Lieto, classe 1939, è ben inserito nella nostra contemporaneità: il protagonista del romanzo è un giovane giornalista free-lance (ovvero un precario, in cui molti colleghi potrebbero riconoscersi), che ben si muove nel mondo della Rete, nei social network, su Facebook. Intorno a lui un mondo di politici ormai votati alla difesa del loro orticello elettorale, di poteri forti economici, finanziari e industriali che ben conosciamo e aborriamo. Saranno le indagini sulla morte di uno scienziato non allineato, morte che si rivelerà solo apparente, a trascinare il giovane giornalista in un altro mondo, in una dimensione altra, letteralmente “underground”, sotterranea.

Fra intrighi, misteri, omicidi, la trama coinvolgente, che nulla ha da invidiare a romanzi d’azione o fantascientifici più blasonati e recensiti, accompagna il protagonista e il suo doppio femminile (sì, c’è anche una storia d’amore, tutto il romanzo è una storia d’amore, in fondo), una pittrice visionaria, nelle viscere della terra. Si entra in quel mondo attraverso dei portali indicati dalla tradizione etrusca (Di Lieto è profondo conoscitore delle storia romana antica): il regno di Tages, il vecchio-bambino che secondo la leggenda iniziò l’antico popolo italico alla civiltà, è il mondo sotterraneo dove vivono umani più evoluti di noi, o meglio non degenerati come noi, non corrotti dalle tentazioni luciferiche.

È così la teoria della “terra cava”, concava, la chiave del romanzo. E le suggestioni, i richiami si sprecano: il regno nascosto di Agarthi descritto nelle opere di Ossendowski, Alexandre Saint-Yves d’Alveydre e René Guénon (dove vive “il Re del Mondo”…); il “viaggio al centro della terra” di Jules Verne (altro autore che si serviva del romanzo d’avventure per trasmettere verità esoteriche); la casa della “razza ventura” immaginata dal rosacrociano Bulwer-Lytton (tradotto a suo tempo da Sebastiano Fusco e Gianfranco de Turris).

Là sotto, in quel mondo che gli inconsapevoli umani della superficie terrestre, della “terra convessa”, credono buio e tenebroso, possono trovare scampo gli uomini di buona volontà. Ecco il richiamo all’arca e al diluvio: Di Lieto descrive un mondo di fuori sempre più impazzito, messo in crisi da sconvolgimenti climatici, magnetici, animici. Si tratta di un nuovo giudizio divino, del diluvio di fuoco promesso dopo quello d’acqua tramandato dalla Bibbia. Il protagonista e la sua amata pittrice dovranno comunicare ai giusti la possibilità di salvarsi, rifugiarsi nel regno di Tages mentre il nostro mondo viene purificato per quaranta giorni e quaranta notti.

Insomma, Di Lieto ci racconta una moderna catabasi, il suo protagonista è un novello Orfeo, Enea, Dante che solo visitando l’interno della terra esce rigenerato, come rigenerato è il mondo dopo il diluvio. Possiamo leggere e godere il riuscito e brillante romanzo di fantascienza apocalittica e misterica, ma anche meditare sulla necessità di trovare il nostro vero sé oltre l’illusione del quotidiano. E forse sperare che sotto i nostri piedi esista un mondo migliore da far affiorare.

 

A cura di Luca Negri