Mostra delle Opere di Giuseppe Ruocco

ruoccoMINORI – Agosto 2013

I numerosi turisti venuti a Minori nel mese di agosto, uniti ai residenti interessati all’arte, hanno certamente visitato la bella mostra di opere, pittoriche e ceramiche, di Giuseppe Ruocco, nell’arioso locale ubicato proprio all’inizio del corso principale del paese, a pochi passi dal lungomare. I riverberi di luce viva e gli odori sapidi del Tirreno arrivavano alla soglia della Mostra, irrompevano al suo interno, ed erano un tutt’uno, natura e sostanza creativa, con i quadri e le terrecotte, una simbiosi tangibile di materia sorgiva e talento umano.

La creazione primigenia della creatura umana da parte del Divino si è avvalsa della terra, della mano sapiente, del soffio vitale, del fuoco. E soprattutto di un transfert di amore dal creatore all’oggetto plasmato, portato per magia dalla condizione inerte, atona alla vicenda viva dell’essere. Chiunque metta mano a un processo di emancipazione della materia per trasformazione e sublimazione, ne è consapevole. A meno che non si smarrisca dietro cerebrali sperimentazioni, togliendo alla materia, oggetto del procedimento creativo, l’afflato trasfigurante del cuore.

Giuseppe Ruocco non è caduto in questo smarrimento operativo, per il semplice motivo che la sua arte ha radici solide e vigorose. Non esita infatti a dichiarare le sue ascendenze contadine, come del resto la maggioranza dei minoresi, per disposizione quasi genetica attenti alla sostanza e al reale valore delle cose più che alla loro apparenza. Un’arte semplice quindi, quella del Maestro Ruocco, diretta ed essenziale, che poggia la sua essenza ispirativa e la sua resa espressiva su due temi portanti, riferiti agli archetipi base della realtà cosmica: la materia e la madre.

I Latini, ancora possessori della saggezza esoterica e misterica, usavano la stessa parola per definire le due figure: mater indicava infatti tanto la genitrice della specie, sia umana che animale, procreatrice di ogni forma del vivente, quanto il substrato terrestre, dal minerale al vegetale, dal sasso informe allo splendore floreale. Il corredo naturale, cioè, destinato all’uomo affinché, una volta procreato, a sua volta generasse vita dalla materia inerte.

Non casualmente, il percorso cronologico della Mostra di Ruocco, partito dagli anni Settanta, si concludeva appunto nell’attualità con due opere testimoni dei due princìpi cosmici: un ritratto di sua madre, contiguo a una composizione di residui materici. Il ritratto materno, intenso, parlante, effusivo di quell’ardore carnale contenuto nei tratti icastici, solenni, dati dalla consapevolezza della sacralità tutelare del ruolo femminile nell’ambito naturale e sociale, l’altro, un pannello titolato “Recupero”, una specie di reliquiario, o repertorio, delle schegge di una deflagrazione materica degli oggetti simbolo della nostra prosastica seppure umanissima devozione al culto dell’avere piuttosto che a quello dell’essere, come hanno invano tentato di ammonirci nel tempo i filosofi e i gestori della nostra spiritualità e moralità.

L’artista Ruocco ce ne rimemora con la sua composizione che, sotto la seducente fantasmagoria dei colori, celato dal geniale espediente formale e figurativo disvela il vulnus della lacerazione di pensieri e sentimenti di cui è stato vittima, spesso consenziente, l’homo faber. Si rende per questo urgente l’operazione di recupero della creatività umana, prima che i veleni del relativismo espressivo, nel segno deleterio quanto surrettizio del fare secondo “freedom and not genius”, non si diffondano a rendere irrecuperabili i valori fondanti della civiltà dell’inventare in ogni sua forma.

Ruocco auspica quindi il ritorno all’inizio dei tempi, quando lo spirito delle religioni era nel principio della Madre, che fosse la Mater Matuta dei Romani, la Cibele dei Frigi, la Demetra dei Greci, nella venerazione della Terra quale patrimonio accordato all’umanità perché ne facesse strumento sublimativo di vita. Ritorno tuttavia modulato sull’evoluzione storica che ha preparato l’ingresso della civiltà umana nell’Era d’Acquario, un faticoso eppure esaltante cammino che, partito dalla Legge del Padre, dovere, è passata a quella del Figlio, amore, per approdare infine a quella dello Spirito, libertà nel pensiero dominante i sensi, per cui tutte le opere dell’uomo avranno il crisma della suprema armonia.

Giuseppe Ruocco, con la sua esposizione di lavori di mano e di cuore, ce lo ha vivamente, fervidamente rammentato. I suoi quadri, le sue ceramiche, regalandoci luce e colore, ci salvano dall’oscurità del chaos, recuperando quei valori etici ed estetici che il mondo rischia di perdere per sempre. Monito e augurio, al contempo, per artisti e non, a cercare, nella liturgia del vivere, la giustizia, l’amore, la bellezza. Nel nome della Madre che fu alle origini del mondo, dello Spirito che ne compirà, finalmente, il destino.

Fulvio Di Lieto